DAL NOSTRO INVIATO
GOZO (Repubblica di Malta) — Al tramonto, su un campo spazzato dal vento, un campaccio di sabbia e malefici ciuffi d'erba, abbiamo visto la nazionale della Padania battere il Regno delle Due Sicilie per 2 a 0 e raggiungere così, per il terzo anno consecutivo, la finale dei Campionati del mondo riservati ai «Popoli senza nazione». I borboni hanno, di fatto, perso nell'intervallo. Quando nello spogliatoio accanto è entrato Renzo Bossi, il figlio prediletto del Senatur, il ragazzo che ancora qualche sciocco si ostina a chiamare «la trota» — come, in effetti, suggerì però di definirlo il padre, che detesta la metafora dei delfini — e che invece dovreste vedere come sta, e con quale piglio, nel ruolo del piccolo team-manager. Il Renzino ha chiuso, con una certa energia, la porta dello stanzone. Poi, con lo sguardo torvo, si è rivolto ai suoi giocatori: «Allora, forse non ci siamo capiti: qui la sconfitta non è prevista. Mi sono spiegato, sì o no?».
Padania-Regno delle due Sicilie
Seduti e mortificati lo ascoltavano, nelle casacche verdi zuppe di sudore, suoi coetanei che giocano, con modesta fortuna, in serie C, ma anche in categorie inferiori. Ragazzotti di Bergamo, Brescia, Novara. Tutti finiti, per un corto circuito un po' mediatico e molto politico, nel frullatore. Con il quotidiano del partito, la Padania, che ha spedito un inviato a scrivere due pagine al giorno, pagelloni compresi. Con il presidente della squadra, il deputato Consiglio Nunziante, che ha la faccia buona di uno disposto a perdere con tutti, tranne, è chiaro, che con i terroni eredi di Franceschiello (Francesco II di Borbone). E poi con lui, proprio lui, l'Umbertone, il severo gran capo, che per la prima volta ha deciso di mandare in giro da solo il suo rampollo, e per giunta qui, ben più a Sud di Palermo, insieme agli altri due fratelli: Roberto, di 19 anni, e Sirio, di 15. Si può deludere un papà? I ragazzi della Padania tornano in campo assai motivati. Sugli spalti, poche raggelate amiche della squadra di calcio femminile (guidate da Sandro Pietro Mazzola, figlio di Sandro, l'ex capitano dell'Inter). Quattro turisti della Bassa che, con sandalone e pantalone corto al ginocchio — chiamato con orgoglio «pinocchietto» — al secondo fallo non sanzionato a loro favore, simpaticamente urlano all'arbitro di origine curda, il signor Asad Hatam: «Uè! Ti sarai mica ingoiato il fischietto, brutto extracomunitario?!...».
Prima, durante gli inni nazionali, sulle note di «Va' pensiero», erano molto composti, con la mano al cuore e gli occhi lucidi. Panchina del Regno delle Due Sicilie assai rumorosa. Fischi, grida, una bella tarantella. I padani ad un certo punto hanno fatto entrare persino Maurizio Ganz, l'ex calciatore professionista noto perché segnava sempre: non ha perso il passo, e infatti è lui che mette dentro il pallone del raddoppio. Gianluca Esposito, 33 anni, il capitano dei borboni, alza gli occhi al cielo: un passato tra Perugia e Ancona, l'ultima stagione a Venafro, migliore in campo. Fuori, a tratti strepitoso, il suo presidente: Antonio Pagano, 72 anni, ex avvocato ed ex generale della Folgore, che decise di fondare la nazionale delle Due Sicilie appena sei mesi fa, una sera, in pizzeria. Si presenta con un facsimile del nuovo passaporto e persino con una banconota da 1 ducato. Foto, risate, sembra una provocazione. Poi, davanti alle telecamere, si mette la faccia seria e dice: «Vuol sapere cosa penso di Garibaldi? Penso che sia un criminale. Ha autorizzato stupri, saccheggi, fucilazioni. Perché mi guarda così? È tutto storicamente provato...». Il suo allenatore, Michele Riviello — «in realtà ho lasciato l'attività agonistica e adesso lavoro in un'azienda di autotrasporti» — ascolta e fa una smorfia. Ha altro a cui pensare. Squadra assemblata in pochi giorni: giocatori arrivati da Cisterna, Latina, Sezze, Maddaloni, Caserta, Capua, Nola. Tutti venuti qui per divertimento, e per starsene una settimana al mare. Lo ammettono felici. A cominciare da Esposito, il capitano: «Io, per altro, voto Pd». Più incertezza sulle dichiarazioni di voto dei padani. Ganz, netto: «Io mi riconosco nella Lega». Ma lui è Ganz. Altri scuotono la testa. Uno grande e grosso, con voce tremante, fa il vigliacchetto e nega di aver detto che lui nemmeno vota.
Il clima intorno alla squadra, del resto, è un po' teso. L'assessore allo Sport della Regione Lombardia, Monica Rizzi, propone di istituzionalizzare questa partita, Padania-Regno delle Due Sicilie, e renderla così l'evento di ogni 2 giugno. Renzino Bossi è sincero: «Per noi il calcio è uno sport, l'indipendenza della Padania non c'entra... Naturalmente sappiamo bene che lo sport può veicolare storia e tradizione...». Poi ha telefonato al papà. Si è messo in un angolo, nella penombra. Dicono che il Senatur fosse molto soddisfatto. Vorrebbe venire a vedere la finale con il Kurdistan, ma deve restare a Milano, per presenziare ad un'altra finale, quella di Miss Padania. «Magari però il prossimo anno facciamo a cambio, eh?».
Fabrizio Roncone05 giugno 2010
Fonte:Corriere della sera
.
Nessun commento:
Posta un commento