giovedì 3 giugno 2010

IN ATTESA DELLA "PARTITA DEL SECOLO" DI VENERDI' 4 GIUGNO LA PADANIA PARLA DI NOI : INTERVISTA CON GUGLIELMO DI GREZIA

Gozo - «Un sogno diventato realtà». Ed eccola qui: la nazionale del Regno delle Due Sicilie. Prima volta a un mondiale per nazioni non riconosciute. Grazie soprattutto a Guglielmo Di Grezia da Mercogliano (Avellino).

«Avevamo saputo della Lapponia. Poi una sera in pizzeria in compagnia di quattro amici di infanzia, ci siamo messi a parlare della vittoria della Padania». Era l’agosto 2008. «Gli dissi: ma perché non proviamo anche noi. Ed eccoci qui... ».

A dicembre il blitz in via Bellerio «a chiedere come fare per partecipare ai mondiali nf board». Quindi l’incontro con Siegel e Claudio Gallo. Infine la registrazione della squadra, l’8 dicembre 2008. «Che è anche la festa della patrona delle due Sicilie, l’Immacolata concezione».

Perché anche loro si sentono una nazione. «Attualmente occupata. Francesco secondo di Borbone non firmò mai l’armistizio ... ». ricorda con un sorriso Di Grezia che accusa tutto e tutti: oggi Roma, ieri i Garibaldini, per «aver affossato il Sud». Figuriamoci l’Unità d’Italia .. «Un male» perché «fatta male. Nel modo peggiore ... ».

«Allora - ci spiega Di Grezia che tra le mani gira e rigira il libro di Pino Aprile dal titolo ’Terroni" - si poteva fare subito il Federalismo. Eravamo ad armi pari, Nord e Sud. Nostri i cantieri navali di Castellammare di Stabia primi in Italia. Invece dopo l’Unità hanno spostato tutto l’asse verso il Nord. Penso alla produzione della ghisa (opificio di Pietrarsa) o l’acciaio a Orgiana». Ma lui non ce l’ha con la Padania e la Lega. Anzi. Un Bossi al Sud? «Ci manca. Ma gli tarperebbero subito le ali. Quelli di Roma ... », sentenzia senza mezze misure.

E allora ecco che il calcio diventa la metafora nella ricerca della libertà. Un gruppo di giovani atleti che credono nella loro terra, che hanno voglia di riscatto e di riscoprire la propria identità e rivendicare, come oggi fa il Nord grazie alla Lega, la propria autonomia territoriale. Di una nazione che va da Civitella del Tronto (Abruzzo) sino alla siciliana Pantelleria: eccolo il regno delle Due Sicilie.

«Chiediamo solo la possibilità di camminare con le nostre gambe. E per farlo c’è bisogno di mandare a casa una classe dirigente che ha fatto solo i propri interessi». Ma oggi, come ieri. la storia racconta ancora di un Sud mortificato dal clientelismo e dall’assistenzialismo. Da «un’Unità di Italia che ha creato le mafie». «Crispi - spiega Di Grezia - parlò e trattò coi picciotti per lo sbarco di Garibaldi. Ma perché nessuno si domanda come mai tra i garibaldini ci furono solo otto morti. Eppure avevano contro 100 mila soldati armati fino ai denti ... ». Tradotto: questa Unità, per come è nata e cresciuta negli anni, ha fatto fare il salto di qualità alla criminalità. «Da ladri di polli si sono trasformati in estorsori, assassini, nei padroni dell’ordine pubblico». Ricorda ancora Di Grezia, portando un sentire comune della sua gente: «Quando Garibaldi arrivò a Napoli, nella città liberata, dal balcone della piazza, durante il discorso al popolo, aveva alla sua destra tale Tore ’e Crescenzo, allora capo della camorra». Tutto scritto, tutto vidimato. Da quel giorno la criminalità iniziò un’escalation che oggi l’ha portata ad essere una delle piú grandi imprese per fatturato del mondo.

Ecco perché in una parte del Sud, i garibaldini sono ancora oggi visti come una iettatura. «E poveracci anche loro che vennero giú in cambio della promessa di una terra da coltivare che non ricevettero mai. Fregati anche loro come noi del Sud ... », scherza Di Grezia secondo cui si stava meglio «al tempo del Regno delle Due Sicilie».

Sarà anche vero. Ma intanto qui a Gozo sono venuti non per fare politica ma per vincere i mondiali. Ci proveranno ben sapendo di aver già vinto qualcosa di piú importante: l’aver messo insieme giovani e meno giovani attorno a un progetto identitario. Poco o tanto: si vedrà.

Certo, servono, i soldi.

Sempre. Anche per spedizioni sportive come queste. E allora grazie «al nostro sponsor Amenduni: macchine olearie di Bari. E a quanti hanno già aderito via internet alla sottoscrizione popolare per finanziare la trasferta. C’è gente che guadagna 700 euro la mese e ha versato chi dieci chi venti euro ... vede: in tanti ci credono». La nazionale del presidente Antonio Pagano, ex generale dell’esercito, diventa uno stimolo per una ritrovata cultura identitaria. Magari anche una spinta. indiretta, a quel partito del Sud fondato da Antonio Ciano nel 2007 a Gaeta.

Perché oggi «il Mezzogiorno politicamente non è rappresentato. Ci sono i politici, sia chiaro, ma pensano a loro stessi. Non alla nostra gente. Guardate cosa sta succedendo con Termini Imerese».

Anni 80 - è sempre Di Grezia che parla - allora ministro degli esteri «era Susanna Agnelli: andò in Africa, Algeria. Tunisia, Marocco per dire di comprare le loro auto, le loro Fiat. Gli risposero va bene. Ma cosa ci date in cambio? Tolsero i dazi sui prodotti ortofrutticoli, mettendo in ginocchio tutte le produzioni del nostro Sud». «Era una baia bellissima quella di Termini. Lo Stato l’ha regalata alla famiglia Agnelli. E ora ci ripresentano un nuovo conto dopo che per venti anni ci hanno lavorato dentro generazioni di ragazzi. Adesso non è più competitiva. Lo è invece la Polonia ... ». Ma la cosa che rende più triste Di Grezia è che «anche in questo caso nessuno politico del Sud ha fiatato ... ». Una classe dirigente che «ha svenduto, dopo l’Unità di Italia, la nostra storia. Ci hanno tolto tutto per seppellirci di scorie. Così le nostre migliori risorse le mandiamo al Nord o all’estero. E per vivere li spediamo a morire a Nassirya ... ».

E come «nella stalla, dopo che le mucche hanno sgravato due, tre, quattro volte, se non ci sono nuove giovani fattrici, tutto muore, così il Sud sta sparendo». E dove l’unica via di uscita «è la libertà. Abbiamo agricoltura e turismo. Puntiamo su questo. E mandiamo a casa una classe dirigente che con la nostra terra non ha nulla a che fare ... ». «La storia - chiosa Di Grezia ci ha insegnato che già una volta ci portarono via tutto».

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